Festival di Sanremo | Impressioni dalla prima serata

Che emozione! Sto scrivendo il mio primo pezzo come inviato per Parola a Colori dal Festival di Sanremo. Grazie al mio caporedattore per avermi dato questa grande opportunità. È un sogno che si avvera.

Che cosa dite? Non è affatto vero che sono a Sanremo?

Be’ in effetti sono a casa mia, in pigiama, con la TV accesa, mentre è in corso il “Dopo Festival” per insonni incalliti con Nicola Savino e la Gialappa’s Band. Siete dei guastafeste, potevate almeno farmi illudere ancora un po’.

Tornando a noi, come diversi milioni di italiani stasera, fin dalle 20:30 mi sono sintonizzato su Rai 1 per assistere alla serata inaugurale del Festival, senza smoking ma in versione Fantozzi, peccato che non abbia mangiato la frittatona ma una zuppa di verdure.

Speravo di vedere la partita di Lega Pro Catania-Matera e invece mi sono dovuto sorbire l’inutile PreFestival di Federico Russo. Otto minuti di straordinaria noia e comicità da orticaria. Se il buon giorno si vede dal mattino, lo spettatore può tranquillamente sintonizzarsi dopo le 21.

L’overture della 67° edizione è stata caratterizzata da immagini di repertorio, di canzoni e cantati usciti sconfitti dalla gara ma portati poi in trionfo dagli ascoltatori. Giusto per citare qualche nome: Mina, Celentano, Tony Renis, Caterina Caselli, Lucio Battisti, Zucchero, Vasco Rossi. Insomma una dimostrazione evidente che la Giuria di Sanremo, negli anni, ha capito di musica quanto il sottoscritto.

Il sipario si è alzato sul palco dell’Ariston con il tributo di Tiziano Ferro a Luigi Tenco, a cinquant’anni dalla sua scomparsa. L’esecuzione di “Mi sono innamorato di te” ha commosso il pubblico in sala e ha riscosso grande successo sui social network; dal punto di vista artistico, però, alla performance di Ferro è mancata l’irripetibile malinconia dell’originale.

È stata la volta del “Dream team” d’ascolti, Carlo Conti e Maria De Filippi, di presentarsi. So di rischiare il linciaggio mediatico, ma la sensazione dopo aver visto i due conduttori all’opera, è che siano coppia di professionisti di talento, ma ancora poco affiati, alla ricerca della giusta alchimia.

Conti e la De Filippi sono apparsi ancora troppo imballati e poco naturali. È probabile che nelle prossime serate l’aplomb del primo e la sicurezza della seconda arrivino a fondersi, creando lo schiacciasassi che tutti i critici hanno pronosticato alla vigilia, ma per adesso i due sono da rivedere.

Altro atteso momento era la copertina di Maurizio Crozza. Il comico ligure si è mosso nel solco delle solite “invettive”, ironizzando su Renzi e Gentiloni, e sull’oneroso cachet di Carlo Conti e del suo intento di devolverlo, in part, in beneficenza. Anche in questo caso l’intervento registrato non ha incantato, vediamo le prossime serate.

Prima di passare alla musica, due momenti dedicati al sociale. Omaggio agli eroi del quotidiano, uomini e donne dei Vigili del fuoco, dell’Esercito, della Protezione Civile, della Croce Rossa, volontari e professionisti che, senza clamore, si adoperano per i cittadini; e no al bullismo, con l’associazione leccese “Ora Basta”, fondata nel 2016 da studenti che hanno deciso di combattere dall’interno della scuola il drammatico fenomeno.

Che Sanremo sarebbe, senza canzoni? Data la mia ignoranza in tema, mi limito ad alcune osservazioni sui primi 11 big in gara.

Cominciamo con le note positive. Fiorella Mannoia con che “Che sia benedetta” conquista pubblico e critica. Un testo intenso e avvolgente e una performance di grande talento ed esperienza.

Fabrizio Moro con “Portami via”, a mio modesto parere prenota già il Premio della Critica o quanto meno un premio tecnico. Un testo profondo, incisivo, che tocca le giuste corde emotive.

È molto sanremese e orecchiabile la canzone “Il cielo non mi basta” di Lodovica Comello; elettrica e trascinante, invece, “Vedrai” di Samuel.

Da dimenticare al più presto Giusy Ferreri (“Fa talmente male”), Al Bano (“Di rose e di spine”), Elodie (“Tutta colpa mia”), Alessio Bernabei (“Nel mezzo di un applauso”), Ron (“L’ottava meraviglia”).

Da riascoltare, considerata la particolarità delle canzoni, il rapper Clementino (“Ragazzi fuori”) ed Ermal Meta (“Vietato morire”).

Per quanto riguarda i super ospiti, se l’intervento della coppia Raoul Bova-Rocío Muñoz Morales è stato il momento più inutile e imbarazzante della serata, il duetto di Tiziano Ferro e Carmen Consoli ha dato una scossa al pubblico.

Paola Cortellesi e Antonio Albanese, in tour per promuovere il film “Mamma o Papà?” in uscita a San Valentino, hanno fatto il minimo sindacale. L’ingresso di Ricky Martin sul palco ci ha riportato agli anni ‘90, ma l’esibizione del cantante portoricano, per quanto passionale, è sembrata fuori tempo massimo.

Polemiche sui social durante l’intervento di Diletta Liotta, intervistata da Conti sul delicato tema della violazione della privacy.

Se la prima parte dello spettacolo è risultata nel complesso godibile, garbata, con qualche vetta di eccellenza, la seconda è stata decisamente soporifera, deludente, di basso profilo sotto ogni punto di vista.

Il televoto ha spedito in zona eliminazione, meritatamente, Giusy Ferreri, Ron e Clementino. Giovedì dovranno sfidarsi, insieme agli altri 3 big meno votati, per evitare l’eliminazione.

La prima serata del 67° Festival di Sanremo si conclude alle 0:40 con un bilancio complessivo positivo ma non esaltante. Forse l’attesa generata intorno all’evento era eccessiva. Vedremo cosa succede nei prossimi giorni.

Per adesso al sottoscritto non resta che andarsene a letto, per un meritato riposo. Anche fare l’inviato dal divano di casa è faticoso.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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