“Ferrari: un mito immortale”: tra adrenalina e rischio, i ruggenti anni ’50

Il documentario di Daryl Goodrich racconta i grandi piloti, i drammi, le corse memorabili e gli incidenti

di Carmine Vincelli

 

Un film di Daryl Goodrich. Documentario, 91′. Gran Bretagna, 2017

Anni Cinquanta. L’alba dell’iconica Scuderia Ferrari nel Campionato del Mondo di Formula Uno e la fatale decade nella storia delle corse automobilistiche. Mentre le auto rappresentavano i limiti dell’ingegno umano, i piloti vivevano al limite tra la vita e la morte. Al centro di tutto c’era Enzo Ferrari, imponente figura delle corse automobilistiche e patriarca della Ferrari, che si era spinto a sognare la velocità come nessun altro. Tra la rigida concorrenza all’interno della sua squadra, due delle sue stelle, Peter Collins e Mike Hawthorn, hanno deciso che la loro amicizia è importante quanto vincere la prossima gara.

 

Dopo i grandi festeggiamenti per il 70° anniversario della fondazione della scuderia Ferrari (correva l’anno 1947 quando la casa automobilistica vedeva la luce in quel di Maranello), l’inglese Daryl Goodrich omaggia a sua volta il cavallino rampante alla Festa del cinema di Roma, presentando la sua ultima opera, il documentario “Ferrari: race to immortality” (Ferrari: un mito immortale).

Un percorso cronologico di vittorie – e anche sconfitte – affascinante, costruito da due giganti che guidarono la mitica rossa negli anni ’50: Mike Hawthorn e Peter Collins. L’opera, distribuita dalla Universal, mostra il connubio tra rischio e fascino che avvolge tuttora la figura del pilota.

Dopo le prime vittorie, la scuderia di Enzo Ferrari conosce un periodo buio fatto di incidenti mortali che interessano piloti sia italiani che inglesi, come Peter Collins, appunto, e Alberto Ascari. Raggiungendo velocità inaudite – all’epoca 165 km/h non erano pochi – il piloti correvano un grande rischio, mettendo in gioco la propria vita.

Il docu-film tratteggia un ritratto accurato di questi uomini che sono stati non solo campioni in pista ma veri e propri eroi, capaci di entusiasmare italiani ed europei dopo i lutti della Seconda guerra mondiale.

Daryl Goodrich riesce a equilibrare le pagine oscure del mondo delle corse, intramezzandole con momenti di vittoria e scene adrenaliniche, facendo rivivere nello spettatore il grande sogno di Ferrari e, al contempo, facendo luce sulla sfera emotiva di chi guida questi bolidi da corsa.

 

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