“Egon Schiele”: l’inconscio erotico tra ossessione e bellezza

Noah Saavedra interpreta il pittore espressionista dall'animo ribelle nel biopic di Dieter Berner

di Alessandra Pappalardo

 

Un film di Dieter Berner. Con Noah Saavedra, Maresi Riegner, Valerie Pachner, Marie Jung, Larissa Breidbach. Drammatico, 110′. Germania, 2017

Egon Schiele (1890-1918) è stato uno dei pittori più rappresentativi del secolo passato. I suoi corpi nudi, le donne in pose naturali, sensuali e provocatorie e quei tratti spigolosi e i colori chiari – carnagione bianca e capelli rossi – hanno infatti costituito un bagaglio estetico e concettuale da cui ogni artista a venire non ha potuto prescindere. Schiele è stato un grande artista. E i 300 dipinti a olio e quei 2000 disegni e acquerelli ne sono la prova tangibile.

 

Egon Schiele, figura di spicco nel panorama artistico del primo ‘900 e tra i primi esponenti del movimento espressionista, raccontato in questo film biografico dal regista Dieter Berner. Un’opera sulle opere d’arte che furono espressione dell’inconscio erotico dell’artista, che metteva a nudo le sue modelle per rappresentarle in tutta la loro bellezza, fragilità e complessità emotiva.

Nel lungometraggio, ad essere messo a nudo, in un’inversione di ruoli tra osservatore e osservato, è proprio Schiele, con la sua ossessione per il ritratto e per il corpo femminile, che gli procurò non pochi problemi nel corso della vita, a causa anche della scelta di rappresentare, a volte, modelle giovanissime.

Spicca anche nella narrazione, il rapporto ambiguo con la sorella, che fu (s)oggetto della prima parte della produzione artistica di Schiele. Un rapporto fatto di gelosia, ma anche di un profondo supporto che non verrà mai meno nel corso della breve vita del precoce artista.

Pupillo di Klimt, che appare brevemente nella pellicola come suo mecenate e protettore, fu segnato duramente dalla morte del padre, che aveva bruciato tutti i risparmi di famiglia. Anche a seguito di questo evento, il rapporto di Schiele con il danaro viene rappresentato in tutta la sua ambivalenza e diffidenza. L’opera d’arte non deve essere sporcata dalla compravendita e non ha valore economico secondo i canoni trascendenti e libertari dell’artista.

Figura ribelle in ogni aspetto, in contrasto con gli insegnamenti dell’Accademia delle Belle Arti e con il costume benpensante della sua epoca, viene interpretato nella pellicola da Noah Saavedra, a suo agio nel far trasparire gli aspetti bohémien dell’artista e le sfumature delle relazioni amorose che si susseguirono nel corso della sua vita: con Wally Neuzil (Pachner) e con la moglie Edith Harms.

Forse quello che manca è la capacità di mostrare, fino in fondo, i turbamenti più profondi della sua anima, quella tinta scura che appare nella sua pittura e che rese la sua opera inconfondibile ed eterna.

 

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