“Damsel”: un western atipico con Robert Pattinson e Mia Wasikowska

I fratelli Zellner provano a ribaltare le convenzioni di genere e del genere, riuscendoci però solo in parte

Una scena del nuovo film di , "Damsel", in uscita il 23 gennaio.

Un film di David Zellner, Nathan Zellner. Con Robert Pattinson, Mia Wasikowska, David Zellner, Nathan Zellner, Joseph Billingiere. Commedia, 113′. USA, 2018

Samuel Alabaster, giovane uomo d’affari, si imbarca in un rischioso viaggio attraverso la frontiera del selvaggio west, determinato a portare in salvo la sua promessa sposa Penelope, rapita dal suo villaggio. Armato solo di un fucile e una chitarra, Samuel si addentra nelle terre degli indiani d’America scortato da un prete (presunto), incaricato di celebrare il matrimonio fra i due ragazzi, e da un prezioso cavallo nano, Butterscotch, che l’uomo vuole portare in dono alla fidanzata. Presto tuttavia la spedizione prenderà una piega inaspettata. Penelope, a quanto pare, non ha alcun bisogno di essere salvata.

 

Presentato in concorso alla 68° edizione del Festival del cinema di Berlino “Damsel” è a tutti gli effetti un film assurdo: un western comico, a tratti demenziale, che cerca di ribaltare le convenzioni del genere e di genere, trasformando i personaggi femminili da bamboline noiose, quasi trofei da vincere, in agguerrite combattenti, e quelli maschili da eroi integerrimi a stalker deliranti.

I fratelli Zellner volevano fare un film che non si era mai visto prima, ma non lo definiscono un esperimento, piuttosto una rappresentazione della vita con le sue tragedie e le sue risate.

L’idea è buona, così come la performance di Robert Pattinson – perfettamente calato nel ruolo, dall’accento alle movenze fino al dente d’oro – che si è detto attratto dal brio di Samuel e dal film che è una “versione astratta di una commedia”.

“Damsel” si perde però nella seconda parte, dove sembra quasi che manchi una vera sceneggiatura e che i personaggi rimasti in scena tirino avanti per inerzia fino alla fine.

L‘originalità e la voglia di giocare e sperimentare con un genere, il western, di per sé molto impostato e restio alle sperimentazioni, non mancano. Il bersaglio non è perfettamente centrato, ma lo sforzo è lodevole.

 

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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