Cronache d’Oriente | La città di Hangzhou, tra bellezza e sviluppo

di Valeria Lotti

 

E dopo qualche anno di lontananza, sono di nuovo qui. Il cibo di strada, gli odori bizzarri, il caos del traffico: sono stata riaccolta da questi e altri aspetti familiari dell’enorme Terra di Mezzo.

No, non sto facendo un tour – alcolico – nella fantasia tolkieniana, sto semplicemente parlando della Cina. Il suo nome autoctono è infatti Zhongguo, in caratteri 中国, e significa letteralmente “paese al centro”.

Perché questo nome? I cinesi sono sempre stati poco inclini alla modestia, ma al contrario estremamente fieri del loro Impero celeste, culla di cultura e civilizzazione in tutta l’Asia, tanto da posizionare la loro nazione al “centro del mondo”, anche nel nome.

Innumerevoli cose sono cambiate dall’epoca in cui l’impero accettava tributi dai regni vassalli confinanti e regali da quelli lontani dell’ovest, ma il nome è rimasto.

 

VIAGGIO AD HANGZHOU

Il mio viaggio questa volta mi ha portato nella città di Hangzhou, regione dello Zhejiang, a sud-ovest di Shanghai, da cui dista solo un’ora di treno ad alta velocità.

Scorcio del Lago Occidentale, Hangzhou, Cina.

Hangzhou è famosa in tutta la nazione per il Lago Occidentale, specchio d’acqua con annessi giardini, isole, pagode e padiglioni vari situato nel cuore della città, che attira turisti in tutte le stagioni.

Un antico proverbio dice: “In cielo c’è il paradiso, sulla terra ci sono Suzhou e Hangzhou”. Questo fa capire quanto le due città siano sempre state considerate delle gemme.

La mia fortuna sta nel poter abitare qualche mese proprio ad Hangzhou, così da andare oltre la semplice facciata turistica ed entrare in contatto con la vita “vera” della capitale dello Zhejiang.

Come molte città cinesi, Hangzhou è in continuo sviluppo: nuove linee della metropolitana in costruzione, numerosi complessi residenziali in pianificazione, giganteschi centri commerciali in rifinitura.

I giardini dell’università a Hangzhou, Cina.

La forza motrice, in Cina, è sempre il commercio, legato a un’industrializzazione senza pari – pensate solo che la skyline di Shanghai trent’anni fa non esisteva! La domanda sorge spontanea: questo è un bene o un male? Rispondere è difficilissimo, anche per chi come me ha rapporti con la Cina da molti anni.

Sicuramente il benessere ha migliorato la vita di molti, ma ha anche aumentato il, già grande, divario tra ricchi e poveri. L’urbanizzazione ha creato lavoro e ha reso le grandi città moderne e confortevoli, ma ha anche distrutto paesaggi naturali e tradizionali.

Potremmo andare avanti all’infinito, tra pro e contro, ma per adesso sorvoliamo.

Godiamoci, invece, con le nostre “Cronache d’Oriente” questo viaggio tra cucina, arte, tradizioni e avvenimenti bizzarri nella terra che ospitò Marco Polo per ben diciassette anni.





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