Caro lettore, so di apparire ancora una volta antico e superato, scrivendo una cartolina piuttosto che una email, ma devi sapere che per la mia generazione non era davvero vacanza, senza.

E infatti il vostro inviato in questi giorni è in vacanza – di lavoro – vicino Salerno, e partecipa con entusiasmo alla 47° edizione del Giffoni Film Festival.

Lo so, il mio concetto di vacanza può essere discutibile, ma dopo averne sentito parlare dai colleghi e dopo averlo seguito per anni in tv, non ho saputo resistere alla tentazione di vedere e vivere di persona “il più bello e spettacolare” al mondo tra i festival dei e per i ragazzi.

Cosa posso dirvi dopo il mio primo giorno?

1. Il Giffoni, udite udite, è più selettivo e snob di Cannes nel selezionare i giornalisti da ammettere agli incontri stampa e alle interviste con i talent stranieri. Allo stesso tempo vige la prassi del “arrangiati, stringi amicizia e soprattutto fai come te pare”.

2. La pausa pranzo, qui, è sacra, di conseguenza l’ufficio informazioni chiude. Se un povero e accaldato giornalista volesse quindi ritirare l’accredito in un orario infelice dovrebbe sorbirsi il giro delle sette chiese prima di trovare, da solo, l’ufficio di competenza.

3. Al Giffoni si respira un sincero e genuino entusiasmo per il cinema, grazie alla vitalità dei giovani giurati e spettatori pronti anche ad accamparsi un’intera notte sul red blue pur d’avere il posto migliore per vedere la propria star del cuore.

4. Non solo storie per ragazzi, ma anche grandi nomi, come il Premio Oscar Julianne Moore che si è offerta, senza remore e problemi, al pubblico firmando autografi, facendosi selfie e non smettendo mai di sorridere. Una lezione da assimilare per tutti le star o presunte tali di casa nostra.

5. Il programma stampa del giorno dopo è un atto di fede, anche per chi è ateo convinto.

6. È ancora possibile mangiare una pizza e bere un’acqua pagando solamente 5 euro.

7. Assistere con i giurati all’anteprima di un film è sicuramente più interessante e stimolante del film stesso.

8. Ad occuparsi dei ragazzi per questi nove giorni – un’impresa da far tremare i polsi – è una squadra di valenti, preparati e appassionati professionisti.

9. Avere un amico nella security è sinonimo di svolta.

 

Potrei continuare, ma temo che poi non sarei più tanto benvenuto, e nonostante ciò che avete letto, essere qui significa fare parte di una comunità più che seguire un festival.

Insomma, dopo qualche ora posso dirvi che al Giffoni, una volta compreso l’ambiente e l’aria che tira, tutto diventa superabile con un bel sorriso.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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