“C’era una volta a Hollywood”: Tarantino presenta il suo film

Il regista americano è a Cannes con parte del cast per parlare della sua pellicola numero nove

Lo avevamo lasciato ieri tirato a lucido, sul red carpet, per la première mondiale di “C’era una volta a Hollywood” (Once upon a time… in Hollywood). Lo ritroviamo oggi in conferenza stampa ciarliero e rilassato, pronto a raccontare retroscena e chicche del suo nuovo film. Quentin Tarantino si dimostra sicuramente a suo agio, al Festival di Cannes.

Nel film le vicende di un attore all’ultima spiaggia (DiCaprio) e del suo amico, nonché controfigura (Pitt), si intrecciano nella “vecchia” Hollywood degli anni ‘60 con quelle della famiglia Manson ai tempi dell’omicidio di Sharon Tate (Robbie).

In conferenza Quentin Tarantino ha parlato insieme agli attori – Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie – delle fascinazioni che si nascondono dietro al film, dei parallelismi tra la pellicola e la sua vita privata, di cinema e molto altro.

 

Il film unisce momenti esilaranti e altri molto oscuri e dark. Perché proprio questo periodo e queste storie intrecciate?

La famiglia Manson mi ha sempre affascinato. Ho unito questo interesse a quello per la natura umana corruttibile e per i segreti della fine degli anni Sessanta.

Ci sono dei parallelismi tra questo film e la tua carriera? Degli elementi in comune?

I miei film sono come le mie ragazze. Se fino a oggi non mi sono mai sposato è perché sto ancora aspettando la persona giusta. Con i film è un po’ la stessa cosa: scelgo sempre con cura quali storie portare sul grande schermo.

Parlando di Sharon Tate è inevitabile fare riferimento anche al marito dell’epoca, Roman Polanski. Cosa ne pensi del suo cinema? E hai avuto modo di parlare con lui di questo progetto?

Personalmente ammiro il lavoro di Polanski, per me “Rosemary’s baby” è un capolavoro insuperabile. Non ho discusso con lui degli elementi autobiografici che ho inserito nel film, no.

Se dovessi scegliere se vivere nel passato oppure oggi, cosa sceglieresti?

Sceglierei un qualsiasi anno prima dell’avvento dei telefonini.

Vedendo il film è impossibile non notare i riferimenti ai tuoi precedenti otto lavori. Effetto voluto oppure casualità?

Non avevo idea di aver fatto un’unione dei miei otto precedenti film fino a quando non ho visto il montaggio definitivo di “C’era una volta a Hollywood”. Ma io non parlerei di citazionismo. Semplicemente, questo è il mio stile.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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