Biennale di Venezia | Fuori concorso | The bleeder

Un film di Philippe Falardeau. Con Naomi Watts, Liev Schreiber, Ron Perlman, Elisabeth Moss, Jim Gaffigan. Drammatico, 93′. 2016

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Liev Schreiber è il pugile Chuck Wepner nel biopic “The bleeder”

Gli appassionati della saga di “Rocky” non potranno esimersi dal vedere “The bleeder” di Philippe Falardeau, presentato fuori concorso a Venezia, e affezionarsi in qualche modo all’antieroe Chuck Wepner (Schreiber), che ha ispirato con la sua storia Sylvester Stallone nel costruire il personaggio immortale del pugile italo-americano.

Non si tratta della classica storia di caduta e redenzione a lieto fine di cui vanno pazzi oltreoceano, piuttosto del racconto di una vita normale con una parantesi straordinaria, che rischiò di oscurare tutto il resto.

Chuck Wepner è il campione dei pesi massimi di New York, ha una bella famiglia e si concede di tanto in tanto qualche scappatella. La sua vita tranquilla viene stravolta quando Don King, discusso manager di eventi pugilistici, decide di organizzare un incontro tra lui e Muhammad Ali, fresco di vittoria su Foreman.

A dispetto dei pronostici, Wepner riesce a tenere testa al campione fino alla quindicesima ripresa, andando al tappetto solo a 15 secondi dalla fine. Una sconfitta che ha comunque il sapore della vittoria per Chuck, che ottiene una grande notorietà.

Naomi Watts e Liev Schreiber in una scena. (2016)
Naomi Watts e Liev Schreiber in una scena. (2016)

Notorietà che però il pugile, uomo semplice e ingenuo, non è capace di gestire né di volgere economicamente a suo vantaggio. Abbandonato dalla moglie e dalla figlia, Wepner cade nel tunnel della tossicodipendenza e finisce anche in carcere dopo una retata della polizia.

Il film, nonostante l’evoluzione drammatico, mantiene per tutta la durata un tono leggero, brillante, quasi da commedia. Lo stile narrativo è divertente, ironico, con lo stesso protagonista a svolgere il ruolo di voce narrante che non si prende mai del tutto sul serio.

La regia di Philippe Falardeau è pulita, semplice, di respiro televisivo, ma comunque capace di costruire un prodotto godibile, brioso e in alcuni momenti commovente.

Il cast, guidato da un solido e credibile Liev Schreiber, si rivela all’altezza del compito dando un buon contributo alla riuscita del film.

La saga cinematografica di Rocky ha conquistato dal suo esordio nel 1976 generazioni di spettatori, avvicinandoli alla boxe. Forse “The bleeder” non avrà lo stesso successo, ma sicuramente darà alla storia dello Stallone italiano una ventata di freschezza, portando il pubblico a sorridere con convinzione.

 

Il biglietto da acquistare per “The bleeder” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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