Amiamoci nonostante tutto, Vittorio De Agrò

Amiamoci nonostante tuttoSi dice che l’amore non abbia età, ed è proprio così per “Amiamoci, nonostante tutto”. In un panorama rosa, prevalentemente al femminile, ecco emergere storie dal cuore maschile, un cuore che però ha sempre bisogno della mano gentile di una donna per trovare la propria strada. Storie diverse, età differenti, sentimenti ricchi di sfumature e modi d’essere che nascono nella purezza di un bambino e si completano nella maturità dell’adulto. Emozioni, commozione, sorrisi; la mente del lettore viaggerà nei ricordi, passeggerà nel presente e magari immaginerà un futuro, sempre all’insegna dell’amore. Sarà Federico a condurci in questo percorso di gioia e ostacoli. Un giovane uomo, forse ancora immaturo e diffidente nei confronti delle relazioni durature, che, grazie ai racconti di un vecchio e saggio libro, riuscirà finalmente ad aprire il suo cuore.

 

L’amore, declinato in cinque tonalità più una. Se dovessi scegliere una sola frase per raccontare a chi ancora non lo ha letto il libro di Vittorio De Agrò penso che sceglierei questa.

Non esiste un altro sentimento che come l’amore abbia saputo ispirare poeti e scrittori, pittori e più in generale artisti di tutti i tempi. Sarà che è un qualcosa che, in un modo o nell’altro, ci accomuna tutti. Ci accomuna, sì, ma al contempo ci divide – è per questo che questa fissazione di chi scrive, dipinge, compone non ha portato a una produzione senza fine di fotocopie e cloni. Se infatti da un lato tutti possiamo dire di aver provato qualcosa che rientri sotto la definizione d’amore, o quanto meno tutti sappiamo di cosa stiamo parlando, non esisteranno mai due esperienze del tutto identiche.

Riflessione filosofiche a parte, De Agrò sceglie di raccontarci un sentimento “comune”, almeno nelle pagine dei libri, ma lo fa in modo particolare, in un modo tutto suo. Il libro inizia come un romanzo tradizionale. Facciamo la conoscenza di Federico, un trentenne “precario cronico”, stando alla sua stessa definizione, che da circa un anno ha una relazione seria ma non troppo con Gloria. Il ragazzo, se così vogliamo definirlo, ha una tremenda paura di impegnarsi, poco importa se la sua bella vorrebbe che le cose si sbloccassero e prendessero una direzione più impegnata.

Durante un giro in libreria, dopo un litigio, Federico si imbatte in un libro dall’emblematico titolo “Le stagioni dell’amore”. Spinto dal consiglio di un amico, il nostro protagonista si immerge in questi cinque racconti, brevi e lunghi. E noi con lui.

Ebbene sì, avete capito, siamo entrati senza saperlo nel magico mondo della metaletteratura. È da quando al liceo ho letto “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Calvino che mi sono innamorata del genere. Per un’appassionata di libri, cosa può esserci di meglio di un romanzo che parla di altri romanzi? È come prendere due piccioni con una fava.

Ho apprezzato molto, quindi, la scelta di Vittorio De Agrò di inserire i suoi racconti sull’amore in una cornice definita. Avrebbe potuto presentarceli senza un’introduzione narrativa, dirci semplicemente: “Eccoli!” e invece ha fatto un passo in più, costruendo loro intorno un mondo.

Federico legge, seduto in libreria, e insieme a lui entriamo nel mondo “romantico” di cinque personaggi differenti. Tutti uomini, tutti ugualmente impegnati a fare i conti con i sentimenti.

Ho apprezzato molto la varietà di storie e di punti di vista presentati – si va dall’adolescenza alla maturità. Lettori diversi, a seconda dell’età che stanno vivendo, potranno immedesimarsi nei tormenti e nelle esperienze di narratori diversi. Ma allo stesso tempo c’è qualcosa di universale in queste “fasi dell’amore”. Chi, leggendo in “Brivido” la storia di Marco, non avrà ripensato alla propria prima cotta? E andando avanti con “Il gioco della bottiglia”, alle incertezze della prima volta, ai dubbi del primo rapporto “maturo”?

I personaggi vengono tratteggiati con attenzione, ognuno ci parla con una voce che è soltanto sua – e questo trovo sia un merito da riconoscere all’autore. Autore che non lascia sparire sullo sfondo la cornice che ha immaginato per i suoi racconti, ma ci riporta, dopo ogni capitolo, nel presente narrativo di Federico. Un Federico che ripensa in prima persona al suo passato, interagisce con l’amico libraio, si interroga sul futuro.

Alla fine della lettura quello che la pagina ci rimanda è un protagonista più maturo, pronto ad affrontare la nuova fase della sua vita, a crescere. Non uno stravolgimento totale, niente illuminazione sulla via di Damasco, siamo spiacenti. Quella di Federico è una maturazione in nuce, un seme che è stato gettato e che solo il tempo potrà dire se darà o meno dei frutti.

Nelle esperienze degli altri Federico ha trovato la spinta che gli mancava per fare un passo verso il futuro. E chissà che anche noi lettori, leggendo e riflettendo sull’amore, non possiamo trovare quell’input per dare una svolta, se serve, al nostro presente.

Coinvolgente, ben scritto, profondo.


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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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