“Almost dead”: un film claustrofobico che spazia tra i generi

Giorgio Bruno dirige una piccola perla cinematografica, tra zombie movie, thriller, introspezione

Un film di Giorgio Bruno. Con Aylin Prandi, Sean James Sutton, Massimiliano Russo. Horror, 85’. Italia, 2016

Un incidente d’auto rimette nelle mani della dottoressa Hope Walsh la sua vita e la sopravvivenza del genere umano colpito da una dilagante epidemia infettiva che ha trasformato tutti in zombie. Risvegliatasi in auto, in uno stato di completa amnesia, Hope avrà solo sei ore di tempo per trovare il siero capace di fermare il virus, entrato nel suo corpo attraverso il morso di uno zombie.

 

A quattro anni di distanza da “Nero Infinito” (2012), suo lungometraggio d’esordio, e dopo aver fondato la casa di produzione e distribuzione Explorer Entertainment (“Paranormal Stories”, “L’esigenza di unirmi ogni volta con te”), Giorgio Bruno torna alla regia con “Almost Dead”.

Il film, dopo essere stato premiato al Miami international science fiction film festival come miglior thriller, ha vinto, con merito, a nostro modesto parere, la XXXVII edizione del Fanta-Festival di Roma.

“Almost Dead”, una sorta di versione zombie di “Locke” di Steven Knight del 2013 con protagonista un straordinario Tom Hardy, sorprende per la qualità, la forza e l’originalità drammaturgica, portando una ventata di freschezza nel genere.

Perché la dottoressa Hope Walsh – un’intensa e carismatica Aylin Prandi – si risveglia legata e imbavagliata in auto, in uno sperduto bosco, di notte? Chi è la persona morta che guidava l’auto? È stata lei a rapire Hope? È in un’ultima analisi, chi è Hope, una vittima o una criminale?

Sono le prima, angoscianti domande che si pone la protagonista, e con lei lo spettatore, che ne condivide fin da subito paure, dubbi e infine terrore, nello scoprire che il bosco dove si trova è infestato da mostri famelici.

Nonostante la struttura narrativa e registica di respiro teatrale, il film riesce a trasmettere forti emozioni, accompagnate da un crescente pathos e ritmo. L’atmosfera claustrofobica e oscura fa da filo conduttore nel passaggio tra generi diversi – si va dal thriller all’horror, passando per il racconto psicologico e post-apocalittico.

La scelta d’ambientare l’intera storia nell’auto si rivela vincente, non solo perché rende visivamente esplicito e fisicamente tangibile lo stato d’accerchiamento di Hope, ma perché permette allo spettatore di respirare, quasi di toccare, la disperata solitudine emotiva della donna.

“Almost Dead” è un piccolo gioiello cinematografico, di respiro più internazionale che italiano. Merito di una sceneggiatura solida, lineare, mai banale, abile a tratteggiare in modo credibile e profondo il profilo psicologico della protagonista.

Giorgio Bruno firma una regia di assoluto valore creativo e tecnico, dimostrando notevoli potenzialità e una spiccata sensibilità, messa in evidenza nel finale – forse un po’ lungo ma sicuramente toccante.

“Almost Dead” lascia nella mente e nel cuore dello spettatore il timore crescente che le scelte poco sagge dei Governi di ieri e di oggi possano portare a una rivolta della Natura. E in quel caso non saranno solo i grandi del mondo a essere in pericolo, tutt’altro.

 

Il biglietto da acquistare per “Almost Dead” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre
(con riserva).

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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