Al cinema: The lady in the van

Un film di Nicholas Hynter. Con Maggie Smith, Dominic Cooper, James Corden, Jim Broadbent. Biografico, 104. 2015

The lady in the van, locandina

Quando, presi dai nostri pensieri e dai problemi, camminiamo per le strade cittadine può capitare di imbattersi in uomini e donne costretti a vivere in condizioni di indigenza estrema.

Barboni, rifiuti della società, li chiama qualcuno. Non sappiamo nulla di loro, ma il più delle volte questi senza tetto hanno alle spalle una vita difficile, una famiglia persa in maniera tragica. Nell’immaginario collettivo sono sporchi, invadenti e pericolosi, eppure, come spesso accade, ci sono anche delle eccezioni alla regola.

Un anno fa, alla Festa del Cinema di Roma, il fascinoso Richard Gere ha provato con scarso successo a raccontare il mondo degli homeless in “Time out of mind”. Richard, però, era troppo bello ed elegante per essere credibile.

Il regista Nicholas Hynter ci riprova con “The lady in the van”, portando sul grande schermo la storia quasi vera dell’amicizia lunga quindici anni che unisce Miss Shepperd (Smith), una bizzarra senza tetto, e il commediografo Alan Bennet (Jennings).

Quello che sembra una favola moderna, ambientata nella Londra a cavallo tra anni ’70 e ’80, è in realtà la conferma di come spesso la vita vera superi qualsiasi finzione.

Miss Shepperd è una donna dal passato misterioso, ha un carattere burbero ed eccentrico e si muove per la capitale inglese con il suo camioncino, sostando di fronte alle case della migliore borghesia.

Bennet, invece, è un omosessuale solo e costretto a tenere a bada una madre petulante e soffocante. Quasi per caso, l’uomo accetta che il camioncino della Shepperd si fermi dentro il suo cortile. Un parcheggio momentaneo, che ben presto si trasforma in una coabitazione di fatto.

Bennet è incuriosito dalla donna e tra i due inizia così un rapporto di amicizia.

Un film che ruota intorno al talento e alla bravura interpretativa di Maggie Smith, che regala allo spettatore un personaggio davvero divertente e atipico. Una senza tetto dotata di un’ironia e di un humor tutto british che non può non conquistare.

I dialoghi sono frizzanti, diretti e schietti, nel complesso ben costruiti e ben sostenuti dai due protagonisti.

Nonostante questi lati positivi, il film presenta evidenti limiti nella sceneggiatura e nell’intreccio narrativo, risultando lento e ripetitivo. Nato in origine come spettacolo teatrale, si nota fin da subito un’eccessiva staticità e un ritmo troppo ingessato che non aiuta il film a decollare e a entusiasmare fino in fondo.

Una commedia agrodolce, che solo a tratti riesce a creare un ponte emotivo con il pubblico, finendo per girare su se stesso nella maggior parte del tempo.

Il finale poetico, e forse non troppo in linea con lo spirito leggero della pellicola, spinge lo spettatore a considerare che le vere amicizie possono anche nascere tra le persone più improbabili.

 

Il biglietto d’acquistare per “The Lady in The Van” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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