Al cinema | Silence

Un film di Martin Scorsese. Con Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Tadanobu Asano, Ciarán Hinds, Issei Ogata, Drammatico, 116′. 2016

Basato sul romanzo omonimo di Shusako Endo (1966)

Silenzio, fate silenzio! Mai come questa volta, se desiderate andare al cinema a vedere il nuovo, atteso film di Martin Scorsese, sarete chiamati a un esercizio di volontà e determinazione. Perché “Silence” è una pellicola assai difficile, complessa sul piano spirituale e filosofico e vi richiederà una prova di resistenza fisica e morale.

Possiamo vedere il film come la risposta di Scorse alla “Passione di Cristo” di Mel Gibson e, volendo, anche a “Revenant – Redivivo” di Alejandro González Iñárritu (leggi la recensione).

“Silence” è una sfida, un rompicapo, un viaggio nella fede e nella fedeltà a un Credo, come mi ha suggerito la collega Vania Amitrano, che ringrazio per l’illuminazione.

“Silence” è una sfida, un rompicapo, un viaggio nella fede.

Si possono esportare e applicare un Credo, una fede, la propria liturgia tout court in un Paese straniero oppure, quando si evangelizza, è necessario adattarsi e rimodellare la nostra fede sulle usanze, i costumi, la mentalità del luogo?

“Silence” è ambientato nel Giappone del XVII secolo, epoca in cui i gesuiti portoghesi cercarono con coraggio e probabilmente ottusità di convertire al cristianesimo la popolazione, incontrando la feroce opposizione delle istituzioni locali pronte, nel nome del Buddismo, a compiere una durissima forma di Inquisizione, torturando, senza distinzione alcuna, i gesuiti e i convertiti.

Liam Neeson in una scena del film.

Un film storico per ambientazione che però, per molti versi, risulterà moderno e attuale a chi è abituato a un mondo in cui la religione è diventata ancora una volta pretesto per guerre e distruzione.

Padre Rodrigues (Garfield) e Padre Garupe (Driver) intraprendono un lungo e pericoloso viaggio per raggiungere il Giappone, alla ricerca del loro mentore scomparso, Padre Ferreiera (Neeson). In questo percorso di evangelizzazione e amore, i due missionari portoghesi saranno costretti a mettere in discussione la loro stessa fede, dopo essere stati fatti prigionieri dell’Inquisizione locale.

Padre Rodrigues, soprattutto, compirà una personale e sofferta via crucis della fede, trovandosi anche a dover combattere teologicamente contro il suo mentore di un tempo, Ferreira, prete decaduto, cinico e disincantato.

“Silence” non è un film facile né commerciale; il suo impianto narrativo e il ritmo esasperante non aiutano a rendere la visione leggera. Uno degli elementi a suo favore è il fatto di offrire l’opportunità di conoscere più da vicino il Giappone e la sua mentalità.

Martin Scorsese, pur restando un grande artista, compie l’errore di credere di potersi concedere qualunque scelta. Per lo spettatore, se il film fosse stato più breve sarebbe stato sicuramente meglio. Il finale, ad esempio, è decisamente allungato e prolisso, non aggiunge niente alla chiarezza della storia.

Andrew Garfield ci mette cuore, fisico e passione, ma convince poco nel ruolo del gesuita strenuo difensore della fede. Se per l’attore americano arriverà la nomination agli Oscar, più che questa performance sarà quella nel film di Mel Gibson, ancora di stampo etico-religioso, “Hacksaw Ridge” ad avergliela fatta meritare.

È notevole invece, seppure limitata a poche scene, la prova di Liam Neeson, che riesce a dare una scossa al film in termini drammaturgici, di ritmo e pathos.

Notevole, seppure limitata a poche scene, la prova di Liam Neeson.

Altrettanti notevoli e meritevoli di menzione nonché di nomination, per restare in tema Oscar, le scenografie di Dante Ferretti e la fotografia di Rodrigo Prieto.

Martin Scorsese è un maestro della Settima arte, non siamo noi a scoprirlo. In questo caso la sua regia è sicura, esperta, solida, ma non entusiasmante e a tratti troppo di maniera.

“Silence” è un’esperienza cinematografica che va vissuta con l’anima prima che con gli occhi, ma che vale comunque la pena fare. Magari avendo prima preso un caffè forte e non all’ultimo spettacolo, per non cedere con troppa facilità al richiamo di Morfeo.

 

Il biglietto da acquistare per “Silence” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio (con riserva); 4)Ridotto; 5)Sempre.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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