Al cinema: Segreti di famiglia

Un film di Joachim Trier. Con Isabelle Huppert, Gabriel Byrne, Jesse Eisenberg, Devin Druid, Amy Ryan. Drammatico, 105. 2015

Segreti di famiglia, locandina

L’elaborazione del lutto, quando a venire meno è una persona cara, è in molti casi un percorso lungo, complesso e delicato. Ognuno ha il suo modo di affrontare il dolore della perdita. Se però in una famiglia a mancare è una figura femminile, una moglie, una madre, ecco che le ripercussioni psicologiche su chi resta si dimostrano se possibile ancora più difficile da assorbire.

Presentato lo scorso anno al Festival del cinema di Cannes, “Segreti di famiglia” di Joachim Trier è una sorta di terapia familiare a cui lo spettatore è invitato a partecipare come osservatore esterno.

La talentuosa fotografa di guerra Isabelle (Huppert) è morta da ormai tre anni, ma il marito e i due figli sono ancora lontani dall’aver superato la perdita. Di questa famiglia spezzata sono rimasti il padre, Gene (Byrne), insegnante con un passato da attore, Jonah (Eisenberg), divenuto padre da poco, e poi il tormento Conrad, il minore (Druid).

Tre uomini legati dall’amore per Isabelle, ma molto lontani, nel loro dolore, uno dagli altri. Ognuno ha infatti una propria visione e un’idea ben precisa della madre e moglie deceduta, e le custodisce gelosamente.

Il film è da una parte una storia d’amore tra padre e figli, dall’altra la lotta individuale di ogni membro della famiglia di conservare un proprio ricordo di Isabelle per andare avanti.

Devind Druid, in una scena del film "Segreti di famiglia" di Joachim Trier.
Devind Druid, in una scena del film “Segreti di famiglia” di Joachim Trier.

La pellicola, a livello di struttura, si divide tra flashback e momenti onirici legati al presente e nel complesso risulta convincente e godibile.

La sceneggiatura è ben scritta, scorrevole, ispirata, almeno per tre quarti della storia. Nella parte finale del film, invece, perde di incisività e forza, deragliando in una confusa e opaca palude narrativa.

Il film ha un discreto ritmo e un discreto pathos, e questi elementi contribuiscono a rendere “Segreti di famiglia” brillante e coinvolgente. Merito anche di un cast davvero talentuoso. I personaggi sono ben costruiti, ciascuno capace di trasmettere l’idea di calore intrinsecamente legata alla famiglia ma al contempo le difficoltà di comunicazione che spesso si affrontano tra le mura domestiche.

La regia di Trier è nel complesso di buon livello, creativa. Anche se il taglio è televisivo, riesce a dare una propria identità, un’anima, al film.

Il finale aperto è, forse, la parte meno riuscita del film. La sequenza non riesce a trasmettere allo spettatore la convinzione che, una volta superato il dolore di una perdita, la vita possa davvero riprendere, con persino più slancio e vigore di prima.

 

Il biglietto da acquistare per “Segreti di famiglia” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio (con riserva); 4)Ridotto; 5)Sempre.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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