Al cinema | Non c’è più religione

Un film di Luca Miniero. Con Claudio Bisio, Alessandro Gassmann, Angela Finocchiaro, Nabiha Akkari, Giovanni Esposito, Roberto Herlitzka, Giovanni Cacioppo, Laura Adriani, Massimo De Lorenzo, Mehdi Meskar. Commedia, 90′. 2016

Chiamatemi pure bigotto, cinico, senza cuore, ma quando sono chiamato a giudicare un film che dovrebbe essere una commedia d’evasione, in uscita a ridosso del Natale, e invece si rivela una posticcia e informe accozzaglia di elementi che tenta di diffondere in modo retorico la tolleranza e il buonismo tra i popoli, nel sottoscritto scatta la modalità “recensore feroce”.

Non ho nulla contro le commedie che con ironia e toni leggeri e divertenti provano a mostrare la giusta via per vivere in armonia, ma il tutto va fatto con attenzione, abilità e talento, per non risultare banale o peggio.

“Non c’è più religione”, invece, è il brutto esempio di come non andrebbe scritta, costruita e messa in scena una pellicola con queste ambizioni narrative e sociali.

Anche se il regista e autore Luca Miniero, in conferenza stampa, ha respinto l’idea di voler fare un proselitismo politically correct, e anzi ha rimarcato l’intenzione di far ridere attraverso una pellicola semplice, garbata e spensierata, le sensazioni che lo spettatore porta con sé a proiezione finita sono molto diverse.

Su una piccola isola del Mediterraneo l’avvicinarsi del Natale porta con sé la necessità di realizzare il consueto Presepe vivente per attirare i turisti. Quest’anno, però, il Gesù Bambino titolare è cresciuto, ha la barba e i brufoli e nella mangiatoia non ci entra proprio.

Claudio Bisio e Alessandro Gassman in una scena. 2016

Trovare un sostituto è difficile. A Porto Buio infatti non nascono più bambini da un pezzo. Per questo il sindaco Cecco (Bisio), fresco di nomina ma desideroso di tornare a fare politica sul continente, vorrebbe chiederne uno in prestito ai tunisini che vivono sull’isola. Tra le due comunità però non scorre buon sangue…

Ad aiutarlo nell’impresa due amici di vecchia data: Bilal, al secolo Marietto (Gassman), italiano convertito all’Islam e guida dei tunisini, e Suor Marta (Finocchiaro), restia ad accettare stravolgimenti nell’ortodossia cattolica del presepe.

Tra litigi, scontri e chiarimenti su un lontano e innocente triangolo amoroso adolescenziale, i tre protagonisti cercheranno di avvicinare le due comunità, trovando nel valore più sincero e profondo del Natale un’auspicabile e sincera unione d’intenti.

Nonostante un cast di talento ed esperienza, il film fatica a trovare una chiara e precisa identità narrativa, trascinandosi sullo schermo con una serie di scene mai veramente incisivi e divertenti e solamente in parte capaci di regalare una profonda riflessione.

La stessa regia di Miniero, di respiro televisivo, manca di particolari guizzi artistici e finisce per dare vita a un film con un ritmo e un pathos narrativo nel complesso blandi e modesti.

L’idea di mostrare come la fede, oggi, sia diventata una scusa per litigare e dividersi di per sé non era malvagia, ma poi il suo sviluppo delude, lasciando il pubblico freddo e distante dai personaggi.

La religione in passato era un argomento serio, adesso invece se ne può anche sorridere al cinema, a patto però di costruire un film di spessore. Non è questo il caso, purtroppo.

 

Il biglietto da acquistare per “Non c’è più religione” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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