Al cinema | Nebbia in agosto

Un film di Kai Wessel. Con Ivo Pietzcker, Sebastian Koch, Fritzi Haberlandt, Jule Hermann, Henriette Confurius. Drammatico, 126’. 2016

Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Domes

L’orrore della Seconda guerra mondiale e le deliranti atrocità che sono avvenute in Europa non possono e non devono essere nascoste o dimenticate. Mai. Il compito di storici, insegnanti, genitori è tramandare i tragici fatti alle nuove generazioni; quello dei giovani di assimilarli, nella speranza che certi errori non vengano commessi di nuovo.

Dal 2005 il 27 gennaio di celebra in tutto il mondo il Giorno della Memoria, in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Ma se di sterminio, leggi razziali e orrori si sente parlare spesso, non solo in concomitanza della ricorrenza, ci sono fatti che ancora oggi restano poco noti.

Uno di questi è la capillare operazione di sterminio che il regime nazista mise in atto nei confronti di tutti quelli individui giudicati non idonei al bene e allo sviluppo dello Stato ben prima della Soluzione finale del 1940.

Il 14 luglio 1933 un Adolf Hitler da poco tempo eletto cancelliere varò la legge sulla Prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie. Come conseguenza circa 400.000 persone furono sterilizzate tra il 1934 e il 1939.

Il primo settembre 1939 il Fuhrer firmò invece il cosiddetto decreto “Eutanasia” che diede inizio all’operazione T4 e alla morte, da lì al 24 agosto 1941, di 70.000 persone malate di mente.

Terminato ufficialmente nell’agosto ‘41, il programma T4 proseguì invece in forma ufficiosa nei singoli reparti psichiatrici, ad opera di medici e infermieri, fino a quaranta giorni dopo la resa incondizionata del Terzo Reich.

“Nebbia in agosto” di Kai Wessel porta lo spettatore nel sud della Germania all’inizio degli anni ‘40.

Ernest (Pietzcker) è un ragazzo orfano di madre, molto intelligente ma ribelle e solitario. Giudicato “ineducabile” da tutte le strutture e le famiglie che lo hanno ospitato, viene rinchiuso in un’unità psichiatra.

Qui ben presto si accorge che i piccoli pazienti, invece che curati, vengono uccisi sotto la supervisione del dottor Veithausen (Koch), un medico dall’apparenza gentile, ma in realtà convinto seguace delle teorie eugenetiche sostenute dal Fuhrer.

Ernest con coraggio e determinazione, e grazie anche al supporto di Suor Sophia (Haberlandt) stanca del silenzio delle autorità ecclesiastiche su questi omicidi, decide di reagire e di organizzare una fuga. Un gesto di ribellione che pagherà a caro prezzo.

Il film racconta la storia vera del tredicenne tedesco jenisch Ernest Lossa, che lottando coraggiosamente contro un sistema disumano, venne ucciso nell’ospedale psichiatrico di Kaufbeuren.

“Nebbia in agosto” è un pugno nello stomaco e una scossa elettrica per la coscienza di ogni spettatore che assiste impotente a questa catena dell’orrore voluta e organizzata dallo Stato. Uomini, donne e soprattutto bambini uccisi solamente perché malati, come se fosse una colpa grave.

Un film che ha il merito di far conoscere, in modo semplice, diretto, puntuale e senza retorica, una pagina terribile della nostra storia.

La regia, sebbene di respiro televisivo, riesce a costruire un prodotto interessante, intenso e con i giusti toni drammatici. La seconda parte risulta più lenta e allungata sul piano del ritmo e dell’incisività, ma l’interesse di chi guarda resta comunque desto.

Il cast è nel complesso di buon livello, con ogni interprete che dà il suo convinto contributo alla riuscita della pellicola.

Il finale è agrodolce, e con il suo rievocare per certi versi “L’attimo fuggente” porta sul volto dello spettatore, angosciato da ciò che ha visto, un flebile sorriso unito all’augurio convinto che in futuro simili azioni, supportate dalla scienza e dalla medicina, non si verifichino ancora.

 

Il biglietto da acquistare per “Nebbia in agosto” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto (con riserva); 5)Sempre.





Previous articleI FANTASTICI 4 | Omaggio a Jim Carrey
Next articleI FILM TV DELLA SETTIMANA | Il cinema visto dal divano di casa
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here