Al cinema: Magic in the moonlight

Magic in the moonlight

Un film di Woody Allen. Con Colin Firth, Emma Stone, Marcia Gay Harden, Eileen Atkins, Hamish Linklater, Simon McBurney. Commedia, ’98. 2014

 

Siamo tutti un po’ come San Tommaso, quando si parla di religione e affini, eppure nello stesso tempo crediamo ai maghi, ai tarocchi e cerchiamo un segno e un conforto da parte dei nostri defunti nei momenti di difficoltà. Cinismo e fede albergano in noi e li alterniamo a seconda delle nostre esigenze e dei nostri desideri.

È più illuso e ingenuo, oggi, chi va in chiesa a pregare o chi spende soldi dalla medium? Woody Allen, fustigatore dei tempi e soprattutto dissacratore dei nostri usi e costumi, con questa nuova commedia romantica ci regala spunti di riflessione. Grazie anche alla sua pungente e vivace ironia.

Lo spettatore è proiettato nell’elegante e sfarzosa Europa degli anni Trenta, dove nell’uomo è forte il desiderio della conoscenza ma allo stesso tempo il fascino del misticismo e dell’ignoto permangono. Gli spettacoli di magia e d’illusione sono di scena nei teatri, e qui spicca la figura di Wei Ling Soo alias Stanley Crawford (Firth), che gira il vecchio continente incantando il pubblico con i suoi trucchi. Stanley, però, è anche un uomo quadrato, razionale, schematico, ateo, che combatte la sua personale crociata per smascherare i falsi medium, i maghi e gli imbroglioni dell’occulto. Per questo accetta di aiutare il suo amico e collega Howard Burkan (McBurney) a scoprire quali siano di trucchi della giovane americana Sophie Baker (Stone), che ha conquistato in poco tempo il cuore e l’attenzione di una ricca famiglia in Costa Azzurra.

Ma come spesso accade nei thriller, quando l’investigatore rimane affascinato dalla principale sospetta, anche Stanley, poco convinto dell’amore e della sua forza, nonostante sia noiosamente fidanzato, rimane colpito dalla freschezza e bellezza di Sophie e soprattutto inizia a credere alle sue doti sopranaturali, mettendo in dubbio i suoi radicati convincimenti sull’occulto e i suoi stessi ideali di vita. Quando l’amore e la fede sembrano finalmente entrare nella vita del protagonista, un drammatico incidente che coinvolge l’amata zia Vanessa (Atkins) lo porterà a scoprire il segreto dei poteri di Sophie, sconvolgendo la sua stabilità emotiva e professionale.

Woody Allen firma una sceneggiatura brillante, acuta, incisiva e ricca di spunti anche dal punto di vista filosofico, religioso e introspettivo, usando un tono leggero e accattivante. L’intreccio narrativo, sebbene semplice, riesce a coinvolgere e catturare l’attenzione del pubblico, regalando sorrisi e ilarità grazie a dialoghi briosi e incisivi, ben interpretati dal cast.

La regia è come sempre delicata, attenta alle sfumature e ai particolari, e riesce a regalare un’attenta ricostruzione dell’epoca, dipingendo lo spirito e l’atmosfera del tempo, attraverso personaggi credibili e azzeccati, senza però essere mai eccessiva o ridicola. Forse il limite del film sta nell’assenza di una vera e propria azione. Il pathos narrativo è basato solo sulla parola e sugli intensi e accurati monologhi del protagonista, che alla fine danno allo spettatore un senso di lentezza. Sono degne di segnalazione l’attenta e scrupolosa scenografia, l’accurata scelta dei costumi di scena e la sofisticata fotografia.

L’interpretazione di Colin Firth è sicuramente di qualità e degna di menzione, soprattutto nella seconda parte della pellicola, e non potrà non essere presa in considerazione nella notte degli Oscar. L’attore riesce con talento a unire romanticismo e cinismo, alternando sulla scena questi stati d’animo con efficacia e naturalezza. Emma Stone piace, ma non convince fino in fondo. Il suo personaggio è ben costruito e la sua interpretazione è nel complesso fluida e lineare, ma non riesce a far fare al suo personaggio il salto di qualità sperato. Con Firth forma una buona coppia, che non raggiunge però un alto livello di empatia con il pubblico.

Menzione speciale a Eileen Atkins, per come riesce a rendere divertente e unico il suo personaggio formando, questa volta sì, un coppia memorabile con Firth – non a caso il loro dialogo sull’amore è forse il momento più bello e divertente del film.

Si può essere scettici su tutto e tutti, ma l’amore resta probabilmente l’unica vera magia di questo mondo e con il riuscito finale il pubblico non può che esserne d’accordo. Magari sorridendo.

 

Il biglietto d’acquistare per “Magic in The MoonLight” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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