Al cinema: La bella gente

Un film di Ivano De Matteo. Con Elio Germano, Monica Guerritore, Antonio Catania, Victoria Larchenko, Iaia Forte, Giorgio Gobbi, Myriam Catania. Drammatico, 98′. 2009

La bella gente, locandina

Per quanto ci professiamo progressisti e aperti mentalmente, non possiamo fare a meno di vivere abbracciando schemi compassati e luoghi comuni. L’uomo di destra è per definizione gretto, egoista ed edonista; chi a vota a sinistra, invece, è sensibile, altruista, profondo, colto.

Aiutare il prossimo, oggi più che mai, è un dovere morale oltre che civile; se vogliamo insultare una persona, nel 2015 gli diciamo: “Sei come Salvini”.

Ma siamo così convinti di queste categorie? Siamo sicuri che “La Bella Gente” stia a sinistra, nei salotti radical chic?

Ivano De Matteo, in questo nuovo/vecchio film del 2009, si pone questa domanda, mostrandoci amaramente come l’ipocrisia e il culto delle apparenze siano il pane quotidiano di noi italiani.

La generazione degli anni ’60 si è illusa di cambiare il mondo, quando invece è stato quest’ultimo a cambiare loro, eppure continua a vivere nell’illusione che ancora oggi siano gli ideali a muoverli.

Come nel caso dell’affiatata e innamorata coppia composta da Alfredo (Catania) e Susanna (Guerritore), che vive una vita serena e agiata tra Roma e la casa di campagna dove passare le vacanze.

Susanna è impegnata nel sociale, lavora in un’associazione che si occupa di donne maltrattate. Un giorno, tornando a casa in auto dopo aver fatto la spesa, nota a bordo strada una giovane maltratta dal protettore. Questa vista la scuote al punto da convincere il marito, all’inizio molto titubante, a prendere in casa con loro la giovane, Nadia (Larchenko), che si scoprirà poi essere di origini ucraine.

In Susanna scatta una sorta d’istinto materno, sicuramente quello che prevale in lei è il desiderio di dimostrarsi diversa dai suoi vicini di casa gretti e superficiali, al punto di considerare l’idea di portare Nadia a Roma.

Il “segreto” di Nadia ben presto viene svelato agli amici e soprattutto al figlio della coppia Giulio (Germano) e alla sua compagna snob Flavia (Myriam Catania), provocando non pochi problemi e di fatto rompendo l’apparente equilibrio familiare.

Il testo di Valentina Ferlan risulta ben scritto, fluido, ricco di spunti e mai banale, garantendo sempre un buon ritmo e un buon pathos narrativo. Lo spettatore ha come la sensazione di vivere una sorta di “gioco di specchi” , dove lo specchio è proprio Nadia, attraverso la quale vengono mostrati tutti i limiti e le contraddizioni dei protagonisti.

Lo spettatore osserva scena dopo scena come il perbenismo e il progressismo siano solo mere facciate, mentre emergono sulla scena gli istinti primordiali dell’uomo, avidità, egoismo e opportunismo. Nadia, da ragazza da salvare, diventa un problema di cui liberarsi perché la famiglia non vada in pezzi. Altruismo si rivela solo una bella parola, vuol dirci il regista, quando va a intaccare il proprio interesse, quando rischia di disturbare il quieto vivere.

Ivano De Matteo si conferma un attento osservatore della società italiana, riuscendo a coglierne vizi e limiti e a mostrarceli, con tocco delicato e allo stesso tempo feroce. Il suo stile è asciutto, pulito e nel caso specifico forse più di taglio televisivo, ma il livello tecnico viene sempre mantenuto alto e nello spettatore sono stimolate diverse riflessioni. Probabilmente il ritmo cala un po’ nella seconda parte della pellicola, ma nel complesso attenzione e partecipazione di chi guarda restano costanti.

Sebbene l’intreccio narrativo dia poco spazio all’aspetto psicologico dei personaggi, puntando a dare risalto all’apparenza sulla sostanza, il cast è di buon livello e mostra con talento le diverse e sottili sfumature della nostra società.

Funziona e convince la coppia progressista e liberal chic, composta da Antonio Catania e Monica Guerritore; funziona nel loro essere di maniera nello stile e teatrale nei gesti. È degna d’attenzione, anche in proiezione futura, Victoria Larchenko capace di portare in scena un personaggio complesso senza cadere nei luoghi comuni, brava e intensa nelle pose silenti.

Menzione anche per Myriam Catania, che pur apparendo in poche scene regala comunque un’impronta significativa e funzionale al film, finendo, grazie anche al suo personaggio ben costruito, per oscurare un piatto Elio Germano.

Il finale, amaro e malinconico, risulta d’impatto e avvolgente, facendo nascere nello spettatore la convinzione che mai come adesso “l’abito non faccia il monaco”.

 

Il biglietto da acquistare per “La bella gente” è : 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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