“Kubo e la spada magica”: quando l’animazione racconta storie epiche

L'esordio alla regia dell'americano Travis Knight è una pellicola magica, evocativa, potente

Un film di Travis Knight. Con Charlize Theron, Art Parkinson, Ralph Fiennes, George Takei, Cary-Hiroyuki Tagawa. Animazione, 101’. 2016

 

Fate attenzione a non distrarvi con il cellulare, a non addormentarvi, a non perdere neppure un minuto di questa storia, perché altrimenti il protagonista morirà.

Sono più o meno queste le parole che pronuncia il giovane cantastorie Kubo in apertura di film, mentre lo spettatore osserva con il cuore in gola la fuga disperata in mezzo alla tempesta di una donna inseguita da minacciosi nemici.

La donna riuscirà a scappare, trovando rifugio su un’isoletta insieme al suo bambino ferito a un occhio. Quel bambino è lo stesso Kubo, che trascorre le sue giornate a incantare la folla con le sue storie e la sua musica.

Orfano di padre, il ragazzino si prende cura della madre malata, senza conoscere la vera storia della sua famiglia. Una sera, però, Kubo si ritrova alla mercé di due pericolose e malvagie streghe, che si rivelano essere le sorelle della madre.

La donna si sacrifica per salvare il figlio e lui, insieme a una scorbutica ma protettiva scimmia e a un ex samurai tramutato da una maledizione in uno scarafaggio, parte alla ricerca dell’unica arma capace di sconfiggere il nemico intenzionato a strappargli anche l’altro occhio.

“Kubo e la spada magica” di Travis Knight, però, non è la classica pellicola di cappa e spada in cui l’eroe, dopo aver affrontato molte avventure, ha la meglio sul cattivo di turno, è molto di più.

È il toccante viaggio esistenziale di un ragazzo costretto a crescere rapidamente e a prendere coscienza che, talvolta, si è costretti a dire addio alle persone che amiamo e andare comunque avanti.

Una drammaturgia che tocca l’anima dello spettatore, grazie anche a una sceneggiatura precisa, puntuale, e ciò nonostante ricca di pathos e forza emotiva.

Un film visivamente avvolgente, denso, incantevole, delicato, ma provvisto anche di quel tocco dark e cupo sapientemente calibrato cha dà vita a una storia struggente, malinconica, poetica.

La regia dell’esordiente Knight è di altissimo livello, creativa, ispirata e soprattutto dotata di quella sensibilità che appartiene solo ai veri artisti.

Il finale è potente, sorprendente, commovente e intenso nella sua meravigliosa costruzione. Il pubblico, tra le lacrime convinte, non può che augurarsi di raggiungere un giorno la stessa consapevolezza emotiva e maturità del giovane protagonista.

 

Il biglietto da acquistare per “Kubo e la spada magica” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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