Al cinema: Cloudy Sunday

Un film di Manousos Manousakis. Con Andreas Konstantinou, Gerasimos Skiadaressis, Yannis Stankoglou, Christina Hila Famel, Haris Fragoulis. Drammatico, 116′. 2015

Trattato dal romanzo “Ouzeri Tsitsanis ” di George Skarbadonis.

Cloudy Sunday, locandina

Forse, caro lettore, potrò apparirti cinico e insensibile nella mia recensione della pellicola greca “Cloudy Sunday” che ha aperto il Fiuggi Film Festival numero nove, ma onestamente, da spettatore, sono saturo di film ambientati durante la Seconda guerra mondiale con nazisti feroci e spietati alle prese con l’ideazione e l’attuazione della cosiddetta “soluzione finale”.

Ricordare ai posteri quanto l’uomo possa diventare malvagio e come l’olocausto sia stata una delle pagine più buie della storia dell’umanità non sarà mai di troppo, ma cinematograficamente parlando, dopo aver visto quest’inverno il film ungherese premio Oscar “Il figlio di Saul”, toccante e devastante, credo che sull’argomento si possa aggiungere ben poco.

L’intento del regista Manousos Manousakis è quello di raccontare l’occupazione tedesca in Grecia e in particolare in Tessalonica, e il modo in cui anche in queste terre gli ebrei furono prima oggetto di discriminazione e odio, e dopo di violenza, che sfociò nella deportazione.

Lo spettatore ha sì la possibilità di conoscere un’altra pagina della storia del secondo conflitto mondiale, ma dal punto di vista cinematografico il film non aggiunge niente di nuovo, muovendosi su binari narrativi già noti e prevedibili.

Una scena del film "Cloudy Sunday".
Una scena del film “Cloudy Sunday”.

Anche l’inserimento nella trama della storia impossibile tra una ragazza ebrea e un ragazzo cristiano, che nonostante la guerra e la religione trovano il modo di innamorarsi e sognare un futuro insieme, è nuova solo in parte – “Suite francese” vi dice qualcosa?

“Cloudy Sunday” è diretto in maniera semplice, essenziale, con uno stile televisivo ma senza particolari guizzi creativi o cambi di ritmo tanto che la visione risulta solo in parte avvincente e comunque appesantita da una certa lunghezza e da un testo abbastanza scontato.

Il giovane cast è all’altezza della situazione, dimostra talento e personalità discrete. Menzione particolare per le interpreti femminili, capaci di infondere nei rispettivi personaggi forza, intensità e carisma.

Il finale è inaspettato, naturalmente tragico, commuove e spiazza lo spettatore facendolo riflettere su quella tragica follia a cui arrivò il genere umano tra gli anni ‘30 e gli anni ‘40.

 

Il biglietto da acquistare per “Cloudy Sunday” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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