Al cinema | Classe Z

di Federica Rizzo

 

Un film di Guido Chiesa. Con Andrea Pisani, Greta Menchi, Enrico Oetiker, Alice Pagani, Luca Filippi. Commedia, 90′. 2017

Dopo aver raccontato i figli viziati di un ricco imprenditore in “Belli di papà”, Guido Chiesa si sposta tra i banchi di scuola. Protagonista di “Classe Z”, il suo nuovo lavoro in uscita al cinema, è una classe di reietti, costretti a convivere in una sezione speciale che li tiene lontani dagli altri alunni.

L’esame di maturità è, da sempre e per tutti, l’evento più turbante della giovinezza, un rito di passaggio che mette a dura prova capacità mentali e fisiche. Vista la sua valenza è stato oggetto di numerose pellicole, tra cui “Notte prima degli esami” di Fausto Brizzi (2006).

Il regista Guido Chiesa torna sull’argomento, provando a raccontare una storia a portata di ragazzi, mostrando la maturità dal loro punto di vista.

Il primo giorno dell’ultimo anno di scuola, un gruppo di studenti, pigri e indisciplinati, di un liceo scientifico trova ad attenderli una strana sorpresa: sono stati spostati dalle rispettive classi nella sezione H, creata ex novo. Motivo? Il sovraffollamento.

Nella neonata sezione, i professori tendono a non essere molto severi o a disinteressarsi completamente della didattica.

Dagli altri si discosta il supplente di italiano, che, ispirato dal professor Keating dell’Attimo fuggente (Robin Williams), cerca con un metodo alternativo per spingere i ragazzi verso la cultura.

Niente sembra funzionare, almeno finché non rivela agli studenti la verità, ovvero il motivo per cui sono stati inseriti in quella sezione…

“Classe Z” è un film divertente e leggero, che sotto il velo della commedia tratta uno dei problemi principali che affliggono l’Italia, l’istruzione.

L’istruzione è un diritto o un privilegio? Quali sono i doveri di un insegnante, soprattutto quando è messo di fronte ai peggiori studenti della scuola?

Guido Chiesa cerca di rispondere a queste domande, ma il risultato è abbastanza superficiale, poco approfondito, e i personaggi stereotipati. Peccato, perché lo spunto iniziale non era male, e con uno sviluppo adeguato la pellicola sarebbe potuta essere vincente.





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