Al cinema: Avengers. Age of Ultron

Avengers, locandinaUn film di Joss Whedon. Con Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Mark Ruffalo, Chris Evans, Chris Hemsworth, Aaron Taylor-Johnson, Jeremy Renner, Anthony Mackie, Elizabeth Olsen, Samuel L. Jackson, Stellan Skarsgård, Cobie Smulders, Andy Serkis, Idris Elba, James Spader, Hayley Atwell, Paul Bettany, Don Cheadle. Azione, 142′. 2015

 

Quando le aspettative sono grandi, la possibilità di restare delusi è sempre dietro l’angolo. È stato questo il primo pensiero che ho avuto dopo aver visto “Avengers. Age of Ultron”. Anche se può suonare strano, penso davvero che chi, come me, ha visto e apprezzato il primo capitolo della serie non possa non restare leggermente deluso dal sequel.

Entrando in sala speravo di poter ammirare ancora una volta quel meccanismo perfetto che, nel primo film, univa testo, interpretazione, effetti speciali e la forza narrativa dei personaggi Marvel. È successo solo in parte. Bisogna ammettere che ripetersi era difficile, se non impossibile.

Pensiamo soltanto al fatto che trovare un cattivo glamour e affascinante come Loki era di per sé un’impresa, e si sa, nessun film di eroi e di super-poteri ha speranza di funzionare senza un “villain” all’altezza. Ultron (James Spider), creato dal genio e soprattutto dalle paure di Tony Stark (Downey Jr.), piace ma non convince fino in fondo. Il personaggio, a ben vedere, non è altro che la nemesi robotica di Stark, un’intelligenza artificiale che, come un novello Frankenstein, si ribella al suo creatore e decide di stabilire un Nuovo Ordine sulla Terra.

Se il “cattivo” è impegnato, almeno nella prima parte del film, più a spiegare la sua filosofia che a far danni, gli Avengers sembrano persone in attesa di una seduta dallo psicanalista. Il gruppo è infatti costretto dal potere manipolatore di Wanda Maximoff (Olsen), una dei gemelli terribili e new entry del cast, a confrontarsi con loro stessi, con le loro paure e con un passato fatto di dolore e rinunce. Attraverso questa costruzione narrativa, lo spettatore osserva e analizza la parte umana e più intima dei supereroi, scoprendone le debolezze e in qualche modo identificandosi con loro.

Ma quale è la missione degli Avengers in questo secondo capitolo, si chiede lo spettatore durante la proiezione del film? La trama complessiva, infatti, è tutt’altro che chiara. La sceneggiatura, pur nella complessità e ricchezza di storie e sub plot, evidenzia delle criticità. Il testo si muove tra filosofia, esistenzialismo, paure, angosce in maniera agile e brillante eppure in certi momenti rischia di deragliare. Si ha come la sensazione che il regista Whedon, cercando di stupire al massimo, abbia messo troppo carne al fuoco, dimenticando che questo tipo di film prima di tutto deve far divertire, riflettere sì ma senza appesantire troppo la mente.

Il decisivo contributo di Thor (Chris Hemsworth) alla vittoria finale – è lui, infatti, a dare vita a Visione (Bettany), misteriosa e indecifrabile creatura, determinante per sconfiggere Ultron – appare confuso e stiracchiato quanto a inserimento nello sviluppo narrativo.

La struttura narrativa del film, nel complesso, risente più del dovuto del fatto di essere una “puntata di mezzo”, focalizzandosi solo su alcune storie e lasciandone del tutto da parte altre.

La regia è sicuramente di valore, creativa, talentuosa e visionaria nel costruire questo mondo Marvel a cavallo tra fantasy e realtà, e soprattutto nel dare rilievo al lato intimistico e umano di ogni personaggio. Le scene di battaglia sono belle, colorate, intense, soddisfano gli occhi dello spettatore facendolo sentire al fianco dei Vendicatori nei momenti decisivi.

Il cast si conferma di ottimo livello per l’intensità interpretativa e la bravura nel dare ai personaggi un’anima oltre a un corpo. Non mancano i momenti di comicità e commedia all’interno della storia, e come al solito sono questi che strappano i più convinti sorrisi e applausi – per citarne solo una, preparatevi alla “prova del martello di Thor”, che si dimostra impossibile da usare per gli altri Vendicatori non degni.

Una menzione in più la meritano Mark Ruffalo e Robert Downey Junior, capaci di rappresentare con abilità le due facce di uno scienziato, pauroso e scrupoloso il primo, spavaldo e cinico il secondo. Le scene che condividono i due attori sono sicuramente tra le più brillanti e riuscite.

Il finale è nello stesso tempo divertente, emozionante e toccante e riesce a far vibrare le diverse corde dell’animo del pubblico, portandolo a pensare che il nostro complesso e sciagurato mondo, pur nelle sue imperfezioni, resta il migliore dei mondi possibili. Una verità già affermata dal filosofo tedesco Leibniz.

 

Il biglietto d’acquistare per “Avengers, Age of Ultron” è: 1)Neanche regalato 2)Omaggio 3)Di pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre


Previous articleLa mia Ferrante: una maratona di lettura dedicata alla scrittrice
Next article“Kurt Cobain: Montage of Heck” arriva nelle sale italiane
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here