“A loner”: terza età e solitudine nel film di Xing Xiao

Un film di Xing Xiao. Con Zhu Xijuan, Zhang Tong, Cao Maishun, Xing Xiao. Drammatico. Cina, 2017

 

La terza età non è uno degli argomenti di punta dell’industria cinematografica mondiale.

E tuttavia, la vita degli anziani è un tema delicato e scottante, almeno nella Cina moderna. Il dibattito ruota intorno ai possibili modi di aumentare il benessere di circa 400 milioni di persone che vivono sole, senza figli, distaccate dalla società.

Il regista Xing Xiao ha scelto di affrontare questo tema nel suo film, convinto che il cinema sia un ottimo mezzo per mostrare i problemi attuali al grande pubblico e invitare alla consapevolezza.

“A loner” (大雪冬至) racconta la vita di un’anziana signora, Wei Daxue, interpretata dall’attrice Zhu Xijuan – celebre in patria per aver vinto il prestigioso Hundred Flowers Award nel 1962.

Zhu Xijuan in una scena del film. “The loner” (2017)

Wei vive sola a Pechino con il suo cagnolino, nella casa dove ha passato quasi tutta la vita, piena dei ricordi del passato. Sulle pareti le foto del marito, morto quarant’anni prima, e sugli scaffali i trofei della figlia, che vive a Shanghai con la famiglia e viene a trovarla raramente.

Nel vicinato tutti conoscono la donna e lei, solitaria e taciturna, passeggia con il suo piccolo amico nel freddo del quartiere. Ogni giorno è uguale ai precedenti, e se non fosse per l’allegro cagnolino la solitudine sarebbe completa.

La vita sembra essersi ridotta per lei alla monotona attesa della morte.

Questo malinconico quadro ritrae con semplicità e maestria la realtà di molti pensionati, non solo in Cina ma in tutto il mondo.

A rendere la situazione cinese più critica sono probabilmente le grandi distanze e la crescente mobilità delle nuove generazioni: non è raro che tra figli e genitori ci siano migliaia di chilometri, il che ovviamente rende le visite meno frequenti.

Alcuni figli vorrebbero portare a vivere i genitori nella loro “nuova” città, ma è difficile per un anziano lasciare il vecchio mondo conosciuto per trasferirsi in un posto estraneo, come spiega Wei Daxue nel film.

Da sinistra a destra: Wu Chentai (co-sceneggiatore), Xing Xiao (regista), Zhu Xijuan (attrice protagonista), Wei Yunuo (produttore esecutivo), Huo Xiaoming (produttore). “The loner”

“Io ho ottant’anni. I miei figli vivono lontano da me, uno negli Stati Uniti e uno a Shanghai. So per esperienza personale che gli anziani perdono i contatti con i loro figli e con la società, e hanno paura soprattutto di due cose: la cattiva salute e la solitudine” ha detto Zhu Xijuan durante le interviste.

Ha aggiunto di aver accettato il ruolo perché il copione l’ha commossa, e che nonostante la fatica delle riprese e la sfida di imparare a parlare con l’accento di Pechino, si ritiene felice della sua scelta.

Il regista Xing Xiao ha rivelato che per lui era importante la spazialità della casa di Wei Daxue, per esprimere la cornice dentro la quale lei vive, tra le pareti, le porte, gli specchi, perché tutti viviamo e moriamo dentro una cornice.

Si è detto inoltre sorpreso e felice della reazione positiva del pubblico, composto da numerosi anziani, e spera che il passa parola riesca a portare lontano un piccolo film indipendente come questo.

“Noi facciamo arte, non facciamo business” ha aggiunto Zhu Xijuan. Ma in fondo non è questa l’essenza del cinema?

 

Si ringrazia Go Global per l’invito, le immagini e le interviste.

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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