“1917”: un piano-sequenza eroico, che tira fuori il meglio dal genere bellico

Sam Mendes dirige un cast di grande livello, che praticamente scompare all'interno della storia

Un film di Sam Mendes. Con George MacKay, Dean-Charles Chapman, Mark Strong, Andrew Scott, Richard Madden. Drammatico, 110′. Gran Bretagna 2019

6 aprile 1917. Blake e Schofield, giovani caporali britannici, ricevono un ordine di missione suicida: dovranno attraversare le linee nemiche e consegnare un messaggio cruciale che potrebbe salvare la vita di 1600 uomini sul punto di attaccare l’esercito tedesco. Per Blake l’ordine da trasmettere assume un carattere personale perché suo fratello fa parte di quei 1600 soldati che devono lanciare l’offensiva. Il loro sentiero della gloria si avventura su un terreno accidentato, tra trincee vuote, fattorie disabitate, città sventrate, per impedire una battaglia e percorrere più in fretta il tempo che li separa dal 1918.

 

Alfred Hitchcock lo aveva fatto nel 1948, con “Nodo alla gola”: una successione di piani sequenza fusi uno dentro l’altro, per dare l’impressione del tempo reale che scorre, e in cui lo spettatore è trascinato.

Citare la tecnica usata del regista Sam Mendes è il modo migliore per iniziare a parlare di “1917” senza sminuirlo con frasi come “è un film di guerra”. Innanzitutto, questo non è un film di guerra, è un film sulla guerra. È un’ode e al contempo una critica al mondo militante, che allontanava – e allontana ancora oggi – giovani uomini dalle proprie famiglie.

Il protagonista è William Schofield (MacKay), costretto dal suo superiore – e amico – Blake (Chapman) ad accettare una missione suicida: avvertire il 12esimo reggimento inglese del pericolo a cui sta andando incontro. Il tutto attraversando il fronte occidentale, tra trincee vuote, città sventrate, pericoli mortali. E una corsa contro il tempo.

Dopo un difficile lavoro produttivo durato circa sei mesi, Mendes ottiene una coreografia drammatica e bellissima, fatta di corpi, polveri, luci e ombre. La pellicola è montata in modo che sembri un unico piano sequenza, eccezione fatta per un piccolo salto temporale. Niente però risulta meccanico, bensì molto fluido, realistico da far spavento. Lo spettatore viene trascinato dentro l’inferno della guerra.

Il cast è eccezionale: Richard Madden, Benedict Cumberbatch, Andrew Scott, Mark Strong e Colin Firth sono solo alcuni dei nomi che voglio citarvi. Il lato più interessante del loro lavoro è come tutti riescano a inserirsi nella storia, dando rilievo a quella e quasi scomparendo.

E grazie alla costruzione chiusa, circolare, Sam Mendes riesce a elevare il suo “1917” a un film di denuncia, con quel finale baciato dal sole che lascia presagire un nuovo, terribile, inizio.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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